Eccoci pronti la nostra Staffetta è partita e a noi toccherà scrivere il capitolo 2
calendario staffette
Questo il tema della nostra categoria
Categoria MAIOR
Tra le stelle sprinta e va
Per i bambini della III, IV e V classe della Scuola Primaria pensiamo a storie che possano stimolare i bambini a immaginare la grandiosità e la bellezza della vita che giorno dopo giorno li mette in relazione con il mondo. L’obiettivo è di fare in modo che ogni bambino si senta un supereroe. L’idea è promuovere dei supereroi con poteri misurati, consapevoli che questi sono innanzitutto nella conoscenza dei limiti, nella capacità di guardare più lontano del naso, di scegliere, di essere in grado di svolgere il ruolo di leader per il bene degli altri.
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Questo il nostro incipit
SuperGianni
di Anna Baccelliere
Gianni si girava e rigirava tra le lenzuola alla ricerca di una posizione comoda che gli consentisse di
addormentarsi ma, in preda ai mille pensieri che gli si affollavano nella testa, non riusciva a
chiudere occhio. Così, piano, s’era alzato in punta di piedi senza far rumore, aveva raggiunto la
scrivania e acceso il computer.
In qualche modo doveva trovare una soluzione. Per se stesso e per tutti gli altri. Non poteva
continuare così. La situazione era davvero insostenibile. Ogni giorno era costretto a restare senza la
sua merenda durante l’intervallo perché Bruno Decarli, noto in tutta la primaria Carlo Collodi con il
nomignolo di Snack, prima del suono della campanella che annunciava la pausa, saccheggiava
indisturbato gli zaini di tutti i ragazzi del secondo piano della scuola. Rubava con abile maestria
panini e merende che poi rivendeva agli stessi proprietari in cambio di denaro, stabilendo cifre
esorbitanti. Non era sempre facile avere a disposizione dei soldi con cui ricomprarsi la merenda e
spesso si restava a digiuno sino all’ora di pranzo.
Sì, c’erano gli adulti a cui rivolgersi, ma le minacce di Snack erano terribili e il suo coltellino a
serramanico, nascosto nel calzino sinistro, faceva una gran paura a tutti. Una volta, dalle parole dai
toni minacciosi, era passato ai fatti per farsi rispettare. Aveva tagliato un lungo ciuffo di capelli ad
un ragazzino di terza elementare che si era rifiutato di dargli il suo toast prosciutto e formaggio. Da
quel giorno nessuno più aveva opposto resistenza.
Nessuno dunque osava contrastare Snack. Nessuno osava ribellarsi. Era lui che dettava le leggi alla
Collodi.
Gianni, perciò, aveva deciso di tenere un diario segreto che nascondeva tra la rete e il materasso su
cui annotare, giorno per giorno, le malefatte del bullo. Guai se i suoi genitori lo avessero scoperto e
letto perché una volta Snack aveva minacciato anche lui strattonandolo con violenza, spingendolo
contro il muro del bagno dei maschi e alitandogli tra i denti digrignati la sua minaccia:
«Non una parola ai grandi, Stecca (lo chiamava così per via della sua corporatura!) altrimenti non la
passi liscia. Il mio amico nel calzino non vede l’ora di prendere un po’ d’aria».
E il povero Gianni, per tutta risposta, aveva solo scosso il capo per dire no, non avrebbe parlato con
nessuno. Non aveva avuto neanche il coraggio di replicare con una sola parola.
Non avrebbe parlato con nessuno, ma il diario era un’altra cosa. Non era una persona in carne ed
ossa. Era un semplice modo con cui sfogare la sua rabbia giornaliera.
Mentre Gianni, seduto al PC, digitava sulla tastiera parole come bullismo, cyberbullismo, vittima,
nel silenzio più profondo della notte, sentì nitidamente un leggero colpo di tosse alle sue spalle. Si
girò di scatto e, sussultando, vide seduto sulla sponda del letto, il suo supereroe preferito che
sfogliava tranquillamente il diario.
«Lo so, lo so. Non è corretto leggere i diari altrui, ma ho bisogno di sapere per filo e per segno
quello che sta capitando nella tua scuola per darti una mano. Perché ti serve una mano, ragazzo,
vero?»
Gianni, con gli occhi sgranati e la bocca spalancata per lo stupore, guardava ammirandola la
meravigliosa tuta rossa e azzurra del suo beniamino che pareva un gigante nella penombra della
stanza. Per qualche minuto il ragazzino non fu capace di proferir parola, ma, dopo qualche istante in
cui era rimasto incantato a fissare il suo mitico supereroe, esclamò…